Scappare a Londra o prendere la bici e andare al festival dietro casa. Cosa ci ha portato via questa pandemia emerge chiaramente nei discorsi di tutti noi senza bisogno che venga posta la domanda. E proprio senza porre la questione, essa ci è arrivata spontaneamente raccontata nei contributi di questo terzo numero.

Tutte le azioni che ci definiscono in quanto parte o in quanto estranei a una determinata cerchia (salire su un palco o decidere di esserne spettatore ancora una volta, decidere di evitare la vacanza zarra e preferirgli il negozietto di dischi londinese) ci sono oggi negate.

Dove possiamo fare oggi la conta di quanti siamo nel modo che ci piace e quanti sono in quell’altro modo che non ci piace?

Noi Sotterranei di concerti ne organizzavamo una valanga e la verità non è che agli appassionati della scena indie manchino i concerti.

Quello che vogliamo indietro è la possibilità di decidere di non andare a un concerto perchè possa continuare a definire la nostra identità. Nient’altro!

Un pensiero allo Sherwood Festival, che come traspare chiaramente da questa edizione di Sottoterra, è insostituibile luogo dove fare la conta di quanti siamo e manca in questi giorni più che mai.

Di Alberto Tessariol, Dischi Sotterranei.

Sottoterra